Gender gap nel mondo scientifico: cosa pensano gli italiani?

Quali sono le percezioni degli italiani sulla presenza femminile nelle discipline scientifiche? E quali le possibili soluzioni per eliminare la disuguaglianza di genere ‘nella scienza’?
Risponde un’indagine condotta dal team di Ipsos Public Affairs e presentata in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza, che si celebra ogni anno l’11 febbraio per sottolineare l’importanza cruciale del ruolo delle donne nel mondo scientifico.  

Si tratta di un evento promosso dall’ONU con l’obiettivo di riconoscere e promuovere la partecipazione femminile nelle comunità scientifiche e tecnologiche sfidando gli stereotipi di genere.
Nonostante i significativi progressi degli ultimi anni, le donne infatti sono ancora sottorappresentate in molte discipline scientifiche, in particolare nel settore STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica).

Non esistono differenze in termini di predisposizione, ma…

L’opinione pubblica sostiene ampiamente che non esistono differenze in termini di predisposizione e attitudine tra ragazzi e ragazze. Più di due italiani su tre non credono che i ragazzi siano più adatti alle discipline scientifiche, e viceversa, che le ragazze siano più predisposte per le discipline umanistiche, formative o relative alla cura. 

Nonostante ciò, una ‘divisione delle competenze e capacità’ persiste in una minoranza ristretta, circa il 16%. Un antico stereotipo che tende a prevalere non tanto tra gli uomini (20% contro il 13% delle donne), ma sorprendentemente tra i più giovani: il 25% dei Millennials e addirittura il 29% degli Zoomers considerano valida questa distinzione.

Il divario esiste, la colpa è degli stereotipi 

Esiste effettivamente un divario: secondo i dati Istat del 2022, più di un uomo laureato su tre ha scelto il campo STEM, mentre solo una donna laureata su sei ha fatto la stessa scelta. Questa è una differenza significativa, che viene ignorata o riconosciuta, ma sottostimata da una parte considerevole della popolazione.

La tendenza è più evidente tra gli uomini e i giovani rispetto alle donne e alle persone di età più avanzata. 
Nonostante il fenomeno possa essere in parte sottostimato, le sue cause sono chiare. Tre italiani su cinque ritengono che siano gli stereotipi di genere a scoraggiare le donne dal perseguire una carriera nel campo scientifico. Una visione particolarmente diffusa tra le donne (due su tre) e i Boomers (72%).

Le quote rosa sono una soluzione?

Le cosiddette ‘quote rosa’, ovvero riservare una certa percentuale di posti alle donne nelle istituzioni scientifiche e di ricerca, sono una soluzione molto sostenuta dal 70% degli intervistati. Tuttavia, il supporto diminuisce tra i laureati, gli studenti e il ‘ceto dirigente’, dove meno di un terzo è d’accordo con questa misura. 

Molte altre proposte sembrano essere più apprezzate, come il miglioramento dell’equilibrio tra vita privata e lavoro, l’investimento in educazione di base attraverso programmi scolastici e campagne educative sui media tradizionali e social. E l’aumento della visibilità delle donne già presenti in posizioni di leadership nella comunità scientifica.

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